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Tra poco sarà votato il Disegno di Legge Quadro sull'Università. Sono previsti rettori manager, tagli e fondazioni private!


    Alcune idee sull'università (Circolo 20e30 LIBeg Roma)

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    Alcune idee sull'università (Circolo 20e30 LIBeg Roma) Empty Alcune idee sull'università (Circolo 20e30 LIBeg Roma)

    Messaggio  Admin Sab Gen 03, 2009 6:17 pm

    Ecco uno stralcio del documento consultabile interamente all'indirizzo
    http://www.libertaeguale.com/index.php?newsid&id=256

    Ci sembra il punto di partenza di ogni riflessione: senza la benzina la macchina non cammina.


    1.1 Finanziamento pubblico
    Alla luce degli effettivi tagli al fondo di finanziamento ordinario destinato alle università pubbliche di circa 1.441,5 milioni di euro in 5 anni, attivo dal gennaio 2009 come previsto dalle legge 133/2008, sembra opportuno individuare nuove linee guida per la distribuzione del FFO nell’anno 2009.

    - Chiarezza ed applicazione relativa alla pubblicità dei bilanci consuntivi dell’anno precedente da parte degli Atenei, presentati per tempo agli organi del MUR (infatti, l'art.6 comma 1 della legge 67/87 intitolato "Pubblicità dei bilanci degli Enti Pubblici" evidenzia quali siano gli Enti Pubblici tenuti alla pubblicazione dei bilanci e su quali e quanti quotidiani gli enti siano tenuti a pubblicare e tra essi non sono indicate le università)

    - Calibrare il finanziamento alla valutazione (per cui cfr. infra). Ovvero l’applicazione del modello CNVSU (attuale Anvur) con un’ipotetica rivalutazione delle percentuali di assegnazione delle quote, privilegiando con una quota maggiore (di circa il 40 % rispetto all’attuale 30 %) i risultati delle ricerca scientifica e assegnando la quota del 10% del FFO a incentivi speciali da relazionare a risultati effettivamente conseguiti nell’attività di ricerca scientifica e di laboratorio. Il restante 30% assegnato agli atenei in ragione al numero degli iscritti e infine il 20% della quota destinato in base ai laureati. Inoltre sarebbe opportuno premiare in questa sede gli atenei che si distinguono per processi di internazionalizzazione della ricerca e della didattica ben funzionanti (cfr infra).

    1.2 Razionalizzazione della spesa
    Due idee per razionalizzare la retribuzione del personale docente:
    - rendere esclusivo il contratto dei docenti di un ateneo; in particolare impedire o limitare le doppie carriere nelle università pubbliche e in quelle private, magari regolamentando i doveri del docente come ad esempio la presenza richiesta in facoltà per un monte ore complessivo stabilito dall’ateneo
    - introdurre norme premiali per gli stipendi dei docenti, non più esclusivamente legati a scatti automatici di carriera; sottoporre a valutazione il lavoro dei docenti (cfr. infra)

    Razionalizzazione della spesa inerente le strutture:
    Un’idea in questa direzione potrebbe essere quella di stabilire a livello centrale un numero preciso di corsi di laurea standard da assegnare alle diverse sedi locali in modo tale da favorire le specificità dei diversi territori e dei diversi atenei.

    1.3 Finanziamenti privati
    Si propone di favorire l’accesso di finanziamenti privati o degli Enti locali e Regioni alle università. Si propone inoltre di destinare i finanziamenti privati soprattutto alla ricerca applicata.
    Il finanziamento sarebbe previsto per progetti ritenuti adatti a sviluppare le risorse specifiche del territorio nel quale sorge l’ateneo.
    I progetti di ricerca dovranno rispondere a criteri stabiliti a livello nazionale dall’Anvur (per cui cfr. infra) e saranno valutati in diverse fasi dai nuclei di valutazione d’ateneo.

    2. Reclutamento universitario
    Una proposta di riforma del reclutamento universitario dovrebbe riguardare a nostro parere principalmente due ambiti: le modalità di concorso per l’accesso a ciascuna delle tre fasce della docenza previste dall’attuale ordinamento e la riforma del primo step del reclutamento.

    2.1 Concorsi
    Per quanto riguarda la prima questione, è necessario tornare a concorsi indetti a livello nazionale e a scadenza periodica.

    Si dovrebbe cominciare con un piano pluriannuale di assunzioni di ricercatori, attingendo tra i tanti attualmente precari ma procedendo dilazionando gli ingressi su più anni e incoraggiando un parallelo e adeguato processo di pensionamento. Certamente sono da favorire i concorsi a tempo per le prime progressioni di carriera.
    Per i docenti già dentro il sistema accademico bisognerebbe ideare una transizione “morbida" ma decisa dal vecchio sistema, potrebbe essere caratterizzato da periodicità dei bandi, nazionalizzazione, anonimato dei candidati, estrazione a sorte dei membri delle commissioni giudicatrici.

    2.2 Il dottorato
    Su di esso grava una sorta di originario equivoco. Infatti, il dottorato è ufficialmente il gradino più elevato dell’istruzione universitaria. Al contempo però ad esso si accede tramite un concorso che dà diritto a posti con borsa di studio (ma si tratta di un vero e proprio finanziamento di ricerca) e posti senza, che prevedono, a differenza dei primi, il pagamento di regolari tasse universitarie (anche se esistono eccezioni su questo punto).

    La nostra idea è quella di sciogliere questa ambiguità e di considerare il dottorato di ricerca esclusivamente come il primo gradino del reclutamento della docenza universitaria. Non sarà più possibile ammettere posti di dottorato privi di finanziamenti e pagati, tramite versamento di tasse, dallo stesso dottorando. A un percorso di dottorato così concepito si accederà per concorso inerente titoli e progetto di ricerca e non tramite prova di ingresso, che frequentemente ai nostri giorni è una forma di cooptazione mal mascherata. I dipartimenti con i progetti di ricerca migliori e con i processi di internazionalizzazione più dinamici relativi ai percorsi di dottorato dovrebbero inoltre essere premiati con finanziamenti più consistenti.

    3. Riforma della governance universitaria
    Quello della riforma della governance universitaria è un problema annoso. Nell’attuale sistema tutto il potere decisionale è nelle mani dei docenti e tutti gli stakeholders sono interni all’ateneo: ne deriva un’organizzazione totalmente autoreferenziale.

    Le nostre proposte sono:
    - Una chiara definizione dei poteri e dei ruoli di responsabilità decisionale
    - La costituzione di un consiglio d’amministrazione (cda) che dovrà essere il luogo di rappresentanza delle parti interessate, composto da membri interni e membri esterni.
    I membri interni saranno docenti, studenti e personale non docente dell’ateneo.
    I membri esterni saranno eletti da soggetti con cui l’ateneo interagisce:
    Presidente della Regione
    Ministro dell’università
    Ex studenti dell’Ateneo
    Camera di commercio
    (dovranno essere esclusi gli eventuali finanziatori privati dell’ateneo i quali dovranno partecipare attraverso tavoli relativi ai finanziamenti della ricerca per cui cfr. supra)

    4. Diritto allo studio
    Premessa
    Pensiamo che una riforma del diritto allo studio debba essere fondata sulla valorizzazione dell’autonomia, del merito e della responsabilità. Uno dei problemi più urgenti da affrontare nel nostro sistema di istruzione superiore è quello della “ereditarietà" dei titoli di studio.

    Le nostre proposte in materia di diritto allo studio sono le seguenti:
    · Attivare una selezione basata sul merito che si misura sul campo. Ciò non significa facoltà a numero chiuso, ma verifica a più tappe, soprattutto nei primi mesi, delle matricole, attraverso, ad esempio, una valutazione al primo semestre e l’obbligo di rimanere quanto più è possibile in regola con gli esami.
    · Sensibilizzare e responsabilizzare gli studenti sull’importanza del corretto svolgimento del percorso universitario, da concludere in tempo per non essere eccessivamente svantaggiati rispetto ai colleghi europei. La sensibilizzazione e la responsabilizzazione possono concretizzarsi, secondo l’autonomia degli Atenei, in “discriminazioni positive" nei confronti dei più meritevoli, e in penalizzazioni misurate e graduali degli studenti fuori corso.
    · Favorire l’attività di ricerca del personale docente e di formazione degli studenti, intese come momenti centrali della vita universitaria.
    · Aumentare gli incentivi alla mobilità per gli studenti fuori sede.
    · Liberalizzazione delle tasse universitarie. Per chi non avesse i requisiti per rientrare nelle borse di studio, seguire l’esempio dei prestiti bancari.
    La logica è semplice: lo studente che va meglio all’università deve meno interessi.
    · Trasferire la gestione delle residenze e delle mense dalle Regioni alle singole università.
    · Per la costruzione dei nuovi alloggi, gli atenei possono ricorrere alla partecipazione vincolata dei privati.
    · Forte sviluppo dell’e-learning, con l’inserimento dei podcast di tutte le lezioni su internet (con premi per le università più efficienti)

    5. Sistema di valutazione nazionale
    Per quanto finora detto, riteniamo di fondamentale importanza per la vita del sistema accademico italiano che entri in perfetta funzione l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), con compiti e caratteristiche previsti dal dl 3 ottobre 2006, n.262.
    Bisognerebbe sviluppare in modo concreto i Nuclei di Valutazione di Ateneo, i quali ogni anno devono redigere un rapporto sulla qualità della didattica all’interno dell’ateneo in base a criteri meritocratici e con modi stabiliti per legge e in base al risultato; le singole facoltà provvedono a migliorare i loro standard didattici qualitativi. In caso di valutazione negativa, in sede di ripartizione dei fondi, si sottrae dalla quota spettante alla facoltà interessata, una quota pari al trattamento economico complessivo destinata al corso e al Docente in questione.

      La data/ora di oggi è Ven Mar 29, 2024 9:35 am